Page 12 - Against Sepsis
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Fattori di rischio infettivo legati alla presenza di microbi  Fattori di rischio infettivo legati alle condizioni
                                                                      ambientali

Ambiente Colonizzazione, microbiota alterato, contaminazione,         Ambiente malsano, diseguaglianze
              ambiente ospedaliero lavorativo o domiciliare           economiche, alimentazione, alcolismo, uso di
              contaminato nell’aria, nell’acqua, nelle superfici      droghe

                                                                              Fattori di rischio infettivo legati alla codifica
        Fattori di rischio infettivo legati alla risposta immunitaria genetica della risposta immunitaria

Ospite                                                                Espressione delle componenti genetiche
                                                                      immunitarie
        Immunoparalisi, immunodeficienza, immunosenescenza

Tabella 1 – I fattori di rischio secondo le 4 teorie dell’infezione

Per riuscire a prevenire un’infezione o almeno a trattarla in maniera precoce, appropriata e adeguata, è necessario
imparare a identificare i rischi presenti ed espressi dalla storia del paziente per poi fare diagnosi rapida di infezione.
Per stratificare il rischio proponiamo una strategia che integri l’uso di score di gravità (sistemi di allerta rapida)
con alcuni score di rischio basati sia sui biomarker sia sulla valutazione clinica. Con l’aiuto dell’ergonomia e del
fattore umano proponiamo un modello decentrato di gestione che permetta da un lato di stratificare il rischio
che i pazienti hanno in base alle 4 teorie dell’infezione, e dall’altro di passare nel più breve tempo possibile
da una terapia antibiotica empirica ad una terapia mirata (così da ridurre il carico di antibiotico-resistenze). Ci
proponiamo dunque di sviluppare una strategia pratica per muoverci nella complessità e nella ristrettezza del
tempo (poche ore) e per riuscire a diagnosticare precocemente la sepsi e lo shock settico, laddove non è possibile
articolare per ogni caso di sospetta sepsi una completa procedura logico-algoritmica.

1.3	 Quanti sono e quali sono i pazienti colpiti dalla sepsi in Toscana?

                                                                           “Quali sono i pazienti che sviluppano la sepsi?
                                                             Come e quando arrivano in ospedale? Quanti muoiono?”
In Toscana ogni anno sono attesi oltre 15.000 casi di sepsi o shock settico. Questo dato è calcolato riferendosi
alle stime di incidenza presenti in letteratura, che variano tra 300 e 400 casi per 100.000 abitanti, attualmente
riviste al rialzo [5,6]. Nel complesso, i ricoveri per sepsi o shock settico in Toscana nel 2017 sono stati 9.168,
in aumento del 33% rispetto al 2012. Questa patologia riguarda dunque circa l’ 1,8 % dei pazienti ricoverati
in Toscana, con un’incidenza pari a 261 per 100.000 abitanti (ancora al di sotto del numero atteso). A questo
numero vanno sommati i pazienti che non fanno ricorso alle cure ospedaliere o che decedono a casa. Anche
il numero di accessi al Pronto soccorso per questa patologia è in costante aumento: nel 2017 si sono registrati
6.116 casi di sepsi o shock settico. Circa 300 di questi pazienti, pari al 5%, muoiono durante il periodo in Pronto
soccorso. Tale andamento può essere spiegato dall’invecchiamento della popolazione e dalla sempre maggior
complessità dei pazienti ricoverati presso gli ospedali toscani. Infatti, diversi studi mostrano come l’incidenza di
sepsi sia più alta nella popolazione anziana. Va però messo in evidenza che quest’aumento è presumibilmente
anche da imputare ad una maggiore attenzione alla diagnosi, e ad una più corretta codifica di questa patologia
nei database amministrativi: dal 2012 sono quasi duplicati i ricoveri in cui è riportato un codice di diagnosi
che indica specificatamente la presenza di sepsi o shock settico. Oltre l’80% dei pazienti con sepsi arriva in
ospedale dal Pronto soccorso e viene ricoverato in urgenza per una patologia di tipo medico; il 50% ha più di
80 anni. Questi pazienti restano in ospedale mediamente 12 giorni. Solo il 17% dei ricoveri per sepsi è di tipo
chirurgico e in questi casi la durata della degenza arriva alle 28 giornate. Nel complesso, il 10% di questi pazienti
viene ricoverato direttamente in terapia intensiva, mentre 1 su 4 vi transita durante il ricovero. Le infezioni più
frequentemente riportate nella Scheda di dimissione ospedaliera (SDO) per questi pazienti sono quelle delle
vie urinarie e respiratorie, mentre le disfunzioni d’organo più frequenti sono l’insufficienza renale e quella
respiratoria, come indicato dal ricorso alla ventilazione meccanica. É interessante notare che ogni anno si
osservano tra 30 e 40 casi di sepsi in bambini di età inferiore all’anno (circa 1 ogni 1000 nati). La percentuale di
ricoveri cui risulta associata un’emocoltura positiva è pari al 20%, dato confermato in letteratura. Il batterio più

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