Page 14 - Against Sepsis
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A queste problematiche si aggiungono ulteriori disturbi nel periodo (settimane/mesi) successivo al ricovero per
sepsi: maggior rischio di contrarre ulteriori infezioni, insufficienza cardiaca o renale. Infatti, circa il 40% dei pazienti è
soggetto a successiva ospedalizzazione nei 3 mesi dopo la sepsi, per eventi potenzialmente trattabili anche a livello
territoriale, come infezioni ricorrenti (11,9%), eventi cardiovascolari (5,5%) e insufficienza renale acuta (3,3%) [18].
Le ragioni del deterioramento dello stato di salute dopo la sepsi sono multifattoriali e includono:

         •	 Accelerata progressione di condizioni croniche preesistenti
         •	 Danno d’organo residuo
         •	 Sistema immunitario alterato. Le complicazioni sopraggiunte dopo la dimissione da un ricovero

              per sepsi non sono del tutto chiare, ma includono vari fattori [19]: lo stato di salute pre-sepsi, le
              caratteristiche dell’episodio settico acuto (gravità dell’infezione, risposta dell’ospite all’infezione)
              e la qualità del trattamento ospedaliero (tempestività nel trattamento della sepsi, prevenzione dei
              danni correlati al trattamento). Sebbene vi sia una scarsa evidenza clinica a supporto di uno specifico
              trattamento riabilitativo post-dimissione dal ricovero per sepsi [20], gli esperti raccomandano il
              ricorso alla fisioterapia per migliorare l’esercizio fisico e l’espletamento autonomo delle comuni
              attività quotidiane. Queste raccomandazioni sono sostenute da uno studio osservazionale che ha
              coinvolto 30.000 sopravvissuti alla sepsi, in cui il ricorso alla riabilitazione nei 3 mesi successivi
              all’evento settico è stato associato a un minor rischio di mortalità a 10 anni rispetto ai gruppi
              di controllo [21]. In conclusione, nei mesi successivi alla dimissione da un ricovero per sepsi, la
              gestione del paziente dovrebbe concentrarsi su [22]:
    •	 Identificare i nuovi problemi fisici, mentali e cognitivi e avviare un trattamento appropriato
    •	 Rivedere e aggiustare i trattamenti farmacologici a lungo termine (modulare i dosaggi dei farmaci in
         funzione della perdita di peso corporeo del paziente dopo la sepsi, oppure della ridotta funzionalità
         renale; considerare la vaccinazione per ridurre il rischio di eventi infettivi)
    •	 Valutare le condizioni trattabili che comunemente risultano dall’ospedalizzazione, come le infezioni,
         l’insufficienza cardiaca o renale
    •	 Promuovere programmi di riabilitazione (fisioterapia, terapia occupazionale, logoterapia) e terapie di
         supporto (rete di supporto per pazienti sopravvissuti a patologie critiche).

Figura 1 - Il post-sepsi: modello concettuale che rappresenta la rete di interazioni che determinano il decorso clinico di un paziente e gli esiti di
lungo periodo dopo la sepsi [15] (liberamente tradotto)

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