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NEOPLASIE DELL’UTERO: ENDOMETRIO E CERVICE LINEE GUIDA
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9. Terapia adiuvante
La scelta della terapia adiuvante è una questione aperta. Fino a pochi anni fa, la radioterapia, intesa come
radioterapia esterna (EBRT), brachiterapia (BT) o come combinazione di queste, è stata applicata
sistematicamente in quasi tutte le pazienti con rischio intermedio o alto e spesso nel gruppo a basso rischio.
La recente pubblicazione di numerosi studi clinici controllati ha aperto nuove prospettive su questi temi. La
maggior parte degli studi riportati in letteratura, svolti prima del 2009, fanno riferimento alla stadiazione
FIGO 1998 mentre gli studi pubblicati piu’ recentemente fanno riferimento alla nuova classificazione. Per
chiarezza, per il lettore, nel testo sono state riportate le classificazioni originali come descritte dagli autori
stessi nei testi pubblicati.
Basso rischio (stadio IA G1-2, LVSI -)
Nelle pazienti operate con un’ istologia che depone per un basso rischio non sembra essere necessaria alcuna
terapia adiuvante. Il rischio di recidiva è esclusivamente vaginale nel 70% dei casi con un controllo della
malattia a 5 anni del 50-70%(1,2). E’ stato inoltre dimostrato da Sorbe come la BT, nonostante la sua tossicitÃ
moderata, non aumenti significativamente il controllo locale né la sopravvivenza globale se confrontata con
la sola osservazione clinica (controllo locale: 96,9% osservazione vs 98,8% brachiterapia), (3) (Livello di
evidenza 1++).
Una recente metanalisi su 4556 donne trattate con ormonoterapia adiuvante vs la sola osservazione in 7 studi
randomizzati, non ha dimostrato alcun vantaggio in termini di riduzione del rischio di morte per malattia(4) a
fronte di una incidenza del 5% di eventi tromboembolici nelle pazienti ormono-trattate.
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