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NEOPLASIE DELL’UTERO: ENDOMETRIO E CERVICE  LINEE GUIDA
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carcinoma endometrioide dell’endometrio G2 o G3, infiltrazione miometriale >50%, coinvolgimento della
cervice uterina o malattia extrauterina confinata alla pelvi (RTOG 9708). Gli autori concludono che la
strategia terapeutica e’ fattibile e evidenzia un eccellente controllo loco-regionale di malattia quasi a
suggerire un effetto additivo della chemio e della radioterapia.
Lo studio americano GOG 249(6), presentato durante il congresso americano della Societa’ di Ginecologia
Oncologia, ha randomizzato 601 pazienti con carcinoma dell’endometrio stadio FIGO I-II ad alto rischio
(carcinomi endometrioide dell’endometrio di qualsiasi eta’ con 3 fattori di rischio tra LVSI, infiltrazione del
terzo esterno del miometrio, G2-G3, pazienti con eta’ >50 anni e due dei 3 fattori di rischio, pazienti con eta’
>70 anni e 1 fattore di rischio; carcinoma endometrioide stadio II, carcinoma sieroso-papillifero e a cellule
chiare stadio I-II) a ricevere una radioterapia adiuvante esterna pelvica vs una brachiterapia seguita da 4 cicli
di chemioterapia con Carboplatino-Paclitaxel. Il 90% delle pazienti aveva ricevuto una linfoadenectomia
pelvica. Lo studio non ha dimostrato la superiorita’ del braccio sperimentale (brachiterapia+chemioterapia)
verso il braccio controllo (RT esterna) ne’ in termini di sopravvivenza libera da progressione ne’ in termini
di sopravvivenza globale ad un FU mediano di 24 mesi(6).

Una metanalisi recentemente pubblicata sul ruolo della chemioterapia adiuvante nel trattamento dei tumori
dell’endometrio ha analizzato 5 studi randomizzati su 2197 pazienti randomizzate dopo intervento chirurgico
a ricevere una chemioterapia a base di platino vs nessun trattamento o una radioterapia. La metanalisi ha
dimostrato un aumento significativo della sopravvivenza globale (HR 0.74, riduzione assoluta del rischio di
morte 4%), un aumento significativo della sopravvivenza libera da progressione (HR 0.75) e una riduzione
assoluta del rischio di sviluppare la prima recidiva a distanza del 5% a favore della chemioterapia.

Nella metanalisi la valutazione delle recidive locali è sottopotenziata,i dati dimostrano un trend di minore
efficacia della chemioterapia rispetto alla radioterapia nel controllo locale di malattia (RR 1.28), ma un
effetto sinergico quando i due trattamenti vengono somministrati insieme (RR 0.48) (5).
Nei tumori a rischio elevato, non endometrioidi, considerando la piu’ frequente insorgenza di metastasi a
distanza, la chemioterapia puo’ essere presa in considerazione(6,7) e la partecipazione a clinical trials è
particolarmente incoraggiata.

Due recenti studi di fase 3, hanno testato il ruolo della chemioterapia adiuvante in combinazione o in
alternativa alla radioterapia. Lo studio GOG 258 ha valutato il ruolo della radioterapia nel setting adiuvante e
randomizzato pazienti con tumore dell’endometrio ottimamente citoridotto in stadio III-IV a ricevere un
trattamento con chemioterapia e radioterapia adiuvante vs 6 cicli di chemioterapia con Carboplatino e
Paclitaxel. I risultati di questo studio indicano che la radioterapia non aggiunge benefici rispetto alla sola
chemioterapia(7). Nello studio PORTEC 3, le pazienti con carcinoma dell’endometrio, (secondo FIGO 2009 )
stadio I, endometrioide, G3 con infiltrazione miometriale profonda o con invasione degli spazi linfovascolari
(o entrambe), stadio II o III endometrioide, o stadio I - III con istologia sierosa o a cellule chiare, sono state
randomizzate a ricevere una radioterapia adiuvante vs un trattamento sperimentale costituito da una radio
chemioterapia concomitante con cisplatino seguita da 4 cicli di chemioterapia con Carboplatino-Paclitaxel.
Dai dati di tossicita’ e qualita’ di vita e’ emerso come la chemio e radioterapia concomitanti causino un
incremento degli eventi avversi e della sintomatologia, con deterioramento della qualita’ di vita durante e
dopo il trattamento; tuttavia a 2 anni non si riscontravano piu’ differenze nè in termini di qualita’ della vita
nè di eventi avversi G ≥ 3(8). In termini di PFS e OS il braccio sperimentale ha mostrato un beneficio
significativo in termini di sopravvivenza libera da recidiva rispetto alla sola radioterapia ma non un
vantaggio in sopravvivenza globale. Il beneficio sembra più marcato negli stadi III che hanno un rischio
maggiore di recidiva. Entrambi gli studi suggeriscono quindi che la chemioterapia possa svolgere un ruolo
nelle pazienti con carcinoma dell’endometrio ad alto rischio , soprattutto negli stadi III. Lo studio GOG 258,
non ancora pubblicato in extenso, sembrerebbe indicare che la radioterapia non aggiunge beneficio.
Nonostante gli autori del PORTEC 3 concludano che il trattamento chemio-radioterapico non sia da
raccomandare negli stadi I, dobbiamo ricordare che questa popolazione rappresentava solo 1/3 dell’intero
campione. L’analisi di sottogruppo che sembra non evidenziare un beneficio in questa popolazione non deve
essere considerata pertanto sufficiente e definitiva.

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