Page 19 - manuale per gli osservatori della formazione ecm
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• Coinvolgere i destinatari della formazione per chiarire gli obiettivi del progetto e le
aspettative su di esso e per cogliere la loro situazione di partenza (gap formativi). È utile
con i destinatari evidenziare l’importanza strategica della formazione in relazione alle loro
attività professionali, e prefigurare le opportunità di applicazione di quanto appreso. A tal
fine, sarebbe utile realizzare qualche incontro prima dell’inizio del corso, per condividere gli
obiettivi della formazione e l’impatto dei potenziali apprendimenti sull’operatività quotidiana.
Queste operazioni di condivisione di senso faciliteranno la successiva gestione del processo
di formazione e contribuiranno a determinarne il successo o meno. Infatti, oggi più che mai,
i professionisti partecipano a numerose attività formative, l’introduzione degli obblighi
dell’ECM ha moltiplicato le opportunità di apprendimento, ma non sempre viene esplicitato il
senso dell’offerta formativa aziendale. Con una metafora, a ogni corso i professionisti
ottengono una tessera di un puzzle ma non hanno la possibilità della visione di insieme.9
Un’altra operazione coerente con il fine di agganciare la formazione ai professionisti e
all’organizzazione di appartenenza è la rilevazione dei bisogni formativi, per rendere i
professionisti consapevoli delle attese professionali da parte dell’organizzazione e
l’organizzazione consapevole dei bisogni della sua comunità di riferimento e delle attese dei
suoi stakeholder.10 Conoscere i bisogni formativi consente infatti di formulare efficaci
9 L’impegno della Regione Emilia-Romagna sull’implementazione dei Dossier formativi come strumenti di
pianificazione formativa aziendale va in questa direzione: come già descritto, l’intenzione è quella di
tracciare traiettorie di apprendimento connesse agli obiettivi delle Aziende sanitarie e definite
dall’insieme degli interventi formativi programmati per i singoli professionisti, all’interno dei gruppi di
lavoro.
10 La rilevazione dei bisogni non è un’indagine “sopra†il personale, ma coinvolge i professionisti,
attraverso l’ascolto mira a fare emergere i bisogni e aiuta i singoli ad individuarli e rappresentarli; è
uno strumento di negoziazione, costituisce una sorta di contratto psicologico tra organizzazione e
professionista. Quando si parla di analisi dei bisogni, spesso ci si chiede: ma i bisogni di chi?
Dell’organizzazione, del professionista, del cittadino-utente? Spesso nelle Aziende sanitarie questi
bisogni tendono a non coincidere. La rilevazione dei bisogni deve quindi considerarsi come evento
prevalentemente relazionale, che consente l’incontro dei diversi attori organizzativi, in un continuo
movimento spesso privo di linearità , e chiarisce il significato dell’agire professionale in uno specifico
contesto organizzativo.
Esistono diverse metodologie per l’analisi dei fabbisogni. La scelta va fatta in funzione di numerose
variabili, in particolare: caratteristiche dell’organizzazione, cooperazione tra diversi soggetti all’interno
dell’organizzazione, spinta all’innovazione che caratterizza uno specifico contesto. Le tecniche a
disposizione per le analisi dei fabbisogni si incentrano, in genere, su strumenti di carattere qualitativo
come questionari, interviste o focus group.
In generale, è importante che l’analisi sia effettuata con il coinvolgimento sia dei responsabili delle
Unità organizzative coinvolte sia degli stessi destinatari, per favorire momenti partecipativi e attese
positive da parte di tutti i membri dell’organizzazione ed evitando che la formazione venga vissuta
come imposizione dall’alto. La rilevazione dei bisogni non dovrebbe essere orientata esclusivamente
alla ricerca del gap tra competenze attuali e competenze necessarie (da colmare con l’azione
formativa), ma all’individuazione delle opportunità relative a percorsi di sviluppo professionale fattibili
e condivisi. Per essere efficace l’analisi dei fabbisogni formativi si deve connettere a momenti più o
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