Page 60 - Sepsi in Ostetricia
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Per la possibilità di cross-reazione tra penicilline e carbapenemici (stimata in circa l’1% dei casi), in
caso di shock anafilattico o reazione allergica grave a penicillina in anamnesi, i carbapenemici sono
controindicati. In queste pazienti, una possibile alternativa è rappresentata dall’associazione
ciprofloxacina + aminoglicoside.
Gli schemi terapeutici sopra suggeriti non sono appropriati in caso di infezione da S. aureus
meticillino-resistente (MRSA). In Italia il fenomeno delle infezioni comunitarie da MRSA è ritenuto
decisamente più contenuto rispetto allo scenario statunitense, mentre è alta la prevalenza di MRSA
nelle infezioni nosocomiali. Non esistendo uno score specifico per la valutazione del rischio di
colonizzazione da MRSA in setting ostetrico, si può considerare la possibilità di colonizzazione da
MRSA in presenza di uno o più dei seguenti fattori di rischio:
- esposizione a precedente terapia antibiotica (entro 6 mesi) con fluorochinoloni, cefalosporine,
carbapenemi;
- ospedalizzazione o terapia endovenosa nei 12 mesi precedenti al parto;
- trasferimento da altra struttura sanitaria;
- presenza di catetere vescicale o cateteri vascolari al momento dell’accesso in ospedale.
In questi casi, va aggiunto allo schema terapeutico suggerito sopra un farmaco anti-MRSA, come
vancomicina, daptomicina o teicoplanina
In Tabella 14 sono riportati i dati di sicurezza sui principali antibiotici utilizzati nella gestione della
sepsi per l’impiego in gravidanza (si fa riferimento alla classificazione della Food and Drug
Administration) e durante l’allattamento (dati tratti dal database LACTMED).
La rimodulazione del trattamento, soprattutto quando si imposta inizialmente una terapia
antibiotica combinata, è di beneficio sia a livello delle società perché riduce i rischi di sviluppare
resistenze batteriche, ma anche per il singolo paziente (rischi di sovrainfezioni e mortalità ). Le
pazienti che iniziano terapia antibiotica empirica per sepsi o shock settico dovranno essere valutate
successivamente, idealmente dopo le prime 72 ore, dallo specialista infettivologo per la
rimodulazione della terapia. Una volta disponibili gli esiti degli esami colturali, eliminare gli
antibiotici non necessari e rimpiazzare gli antibiotici ad ampio spettro con agenti più specifici. La
valutazione finalizzata a rimodulare la terapia antibiotica deve essere fatta quotidianamente.
Durata del trattamento: una durata del trattamento antibiotico di 7-10 giorni è adeguata per la
maggior parte delle infezioni associate con sepsi o shock settico. Trattamenti più prolungati sono
opportuni per le pazienti con una risposta clinica lenta, con focolai di infezione non drenabili,
batteriemie o nelle pazienti con immunodeficienza. Trattamenti più brevi sono appropriati nelle
pazienti con rapida risoluzione clinica dopo controllo del focolaio di partenza nelle sepsi addominali
o urinarie. In caso di batteriemia è raccomandato l’effettuazione di 2 set di emocolture a 48-72 ore
dalle prime emocolture positive per documentare la negativizzazione delle emocolture ed il
controllo dell’infezione.
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