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Il trattamento dell’epilessia in età pediatrica

        malie elettriche intercritiche, nonché la causa sottostante contribuiscono sia al persistere
        delle crisi sia al peggioramento cognitivo-comportamentale. Le encefalopatie epilettiche,
        pur potendo presentarsi a qualsiasi età, hanno il loro esordio soprattutto nell’età infantile.

           La classificazione dell’epilessia tiene conto del tipo di crisi epilettiche (crisi focali, crisi
        generalizzate e crisi non classificabili) e delle condizioni soggiacenti che possono essere
        diverse in relazione all’età.

           In base all’etiologia, l’epilessia è inoltre classificabile in: genetica, strutturale, metabo-
        lica, immune, infettiva e da causa sconosciuta4.Una corretta diagnosi circa il tipo di crisi,
        la sindrome elettro-clinica e l’etiologia è di fondamentale importanza nella scelta del
        trattamento.

           In un terzo delle epilessie, la diagnosi specifica in termini di entità sindromica o etio-
        logia rimane non nota. In questi casi, la scelta del trattamento può risultare più difficile,
        soprattutto se si tiene conto della possibilità di peggioramento delle crisi da parte di alcuni
        farmaci antiepilettici.

           La maggior parte delle epilessie con esordio in età pediatrica può essere suddivisa in
        quattro principali gruppi etiologici e prognostici, la cui rapida identificazione influenza
        la scelta del trattamento5.

           Il primo gruppo include le epilessie focali idiopatiche (benigne o “self-limited”)
        (20-30% dei soggetti) in cui la guarigione avviene spontaneamente nei primi anni e il
        trattamento antiepilettico può essere spesso evitato. Il secondo gruppo è rappresentato
        dalle “epilessie farmacosensibili” (30% dei soggetti), quali ad esempio l’epilessia con crisi
        di assenza del bambino, nelle quali il controllo clinico può essere facilmente ottenuto e la
        guarigione spontanea si verifica dopo alcuni anni. Il terzo gruppo è quello delle cosiddette
        “epilessie farmacodipendenti” (20% dei soggetti), nelle quali un adeguato trattamento
        è in grado di controllare le crisi ma non vi è guarigione spontanea, come nel caso dell’e-
        pilessia mioclonica giovanile o di alcune epilessie focali sintomatiche. In questo gruppo
        di epilessie, infatti, la sospensione del trattamento è seguita dalla ricomparsa di crisi e la
        terapia è necessaria per tutta la vita. Il quarto gruppo è quello delle “epilessie farmacore-
        sistenti” (circa 20% dei soggetti) in cui le crisi persistono in presenza di una poli-terapia
        con farmaci appropriati. In questo gruppo sono incluse le encefalopatie epilettiche (ad
        esempio: sindrome di West, sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut) e alcune
        delle epilessie focali sintomatiche dell’infanzia (ad esempio: malformazioni dello sviluppo
        corticale, ecc).

           L’armamentario farmacologico per il trattamento dell’epilessia include farmaci di prima
        generazione: acido valproico (VPA), carbamazepina (CBZ), clobazam (CLB), etosucci-
        mide (ETS), fenitoina (PHT), fenobarbitale (PB), primidone (PRI) e sultiame (STM);
        di seconda generazione: felbamato (FBM), gabapentin (GPT), lamotrigina (LTG), leve-
        tiracetam (LEV), oxcarbazepina (OXC), pregabalin (PGB), tiagabina (TGB), topiramato
        (TPM), vigabatrin (GVG), zonisamide (ZNS), e di terza generazione: eslicarbazepina
        acetato (ESL), lacosamide (LCS), perampanel (PER), retigabina (RTG), rufinamide
        (RUF), e stiripentolo (STP)6.

           La maggior parte dei farmaci di seconda e terza generazione è autorizzata per il solo

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