Page 37 - LG e Tubercolosi
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Il controllo della tubercolosi tra gli immigrati in Italia
varie attività nei differenti ambiti assistenziali, supportato da un gruppo intra-aziendale
multidisciplinare, in rete con altre realtà territoriali. A tali attività , si aggiungono: il mo-
nitoraggio di alcuni indicatori sull’utilizzo dei servizi sanitari e sulle condizioni di salute
degli immigrati nel territorio; la modulazione dei percorsi assistenziali in maniera mag-
giormente flessibile così da andare incontro ai bisogni specifici della popolazione im-
migrata (in termini di orari di apertura e di localizzazione dei servizi); la valorizzazione
del ruolo dei MMG e dei PLS nella presa in carico di immigrati con specifici bisogni; la
realizzazione di iniziative che aumentino la sensibilità culturale dei servizi e del sistema
nel suo complesso (ad esempio, indicazioni in lingua e utilizzo di mediatori culturali).
Nel Policy and Position Statement del Royal Australasian College of Physicians (2015)
l’obiettivo delle raccomandazioni è garantire l’equità e promuovere l’accesso ai servizi
sanitari per i rifugiati e i richiedenti asilo, attraverso strategie mirate. Particolare enfasi
viene posta sull’importanza di una comunicazione efficace, per garantire la quale è neces-
saria la presenza di interpreti professionali che svolgano attività di mediazione in tutte
le occasioni di contatto degli immigrati con il sistema sanitario. Sono, inoltre, suggerite
strategie per l’accesso ai servizi sanitari e per la minimizzazione delle inefficienze buro-
cratiche: gestione assistita del caso per rifugiati e richiedenti asilo nel periodo immedia-
tamente successivo all’arrivo (per minori non accompagnati, famiglie e individui vulne-
rabili, anche per tempi più lunghi); riduzione della complessità dei percorsi sanitari per i
richiedenti asilo; realizzazione di un sistema di cure culturalmente orientato. I richiedenti
asilo dovrebbero avere accesso continuo ai servizi sanitari e farmaceutici. Le barriere
all’immunizzazione, in particolare, richiedono un investimento nel recupero dei soggetti
non vaccinati di tutte le età , attraverso registri centralizzati di vaccinazione, e l’inclusione
di rifugiati e richiedenti asilo nei programmi pubblici di vaccinazione.
Raccomandazioni
R1.1 – Si raccomanda di offrire agli immigrati, alla prima occasione di contatto con le istituzioni
pubbliche e con le organizzazioni del privato sociale, e comunque al momento della richiesta del
permesso di soggiorno o all’atto dell’iscrizione anagrafica, informazioni sul diritto alla tutela della
salute e sull’organizzazione dell’assistenza sanitaria in Italia*.
(Hacker et al. 2015; Ministero Salute 2010)
I messaggi chiave devono essere formulati in termini comprensibili, nelle lingue maggiormente parlate
dagli immigrati, e resi facilmente accessibili anche per gli stranieri non in regola con le norme relative al
soggiorno in Italia.
(De Vito et al. 2016; Hacker et al. 2015; Wafula e Snipes 2014; Ministero Salute 2010) Grado B
R1.2 – È opportuno promuovere, nelle comunità di immigrati, l’acquisizione di conoscenze relative ai
percorsi di accesso all’assistenza sanitaria, anche attraverso il coinvolgimento di figure di riferimento in
grado di svolgere attività di orientamento ai servizi e di educazione alla salute.
(Shommu et al. 2016, Wafula e Snipes 2014; Gushulak et al. 2011; Ministero Salute 2010; Perez-Escamilla et al. 2010)
Grado B
* Si fa riferimento, in particolare, all’Accordo tra Governo, Regioni e Province autonome sul Documento: “Indicazioni per la corretta applicazione della
normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province autonome†(Atti n. 255/CSR 20.12.2012). Gazzetta
Ufficiale S.O. n. 32 del 7 febbraio 2013.
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