Page 20 - Malaria: Prevenzione e Controllo in Italia - Ministero della Salute
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ALLEGATO 2

PROTOCOLLO D’INTERVENTO IN CASO DI SOSPETTA MALARIA AUTOCTONA
INTRODOTTA

ASPETTI ENTOMOLOGICI

In Italia, attualmente, i vettori di malaria sono rappresentati di fatto da un’unica specie, Anopheles labranchiae,
ancora presente in molte regioni dell’Italia centrale e meridionale e nelle isole maggiori. Dopo la drastica
riduzione dovuta alla Campagna di Lotta Antimalarica, questa specie ha gradualmente rioccupato parte del
territorio dove permangono condizioni idrogeologiche e ambientali idonee al suo sviluppo. An. labranchiae può
utilizzare come focolai larvali una notevole varietà di ambienti costituiti da raccolte di acqua dolce (stagni,
invasi artificiali per uso agricolo e venatorio, canali irrigui e di bonifica con manutenzione carente, pozze isolate
in fiumi a carattere torrentizio e risaie). In alcune aree, in presenza di focolai particolarmente estesi
(comprensori risicoli) la specie può raggiungere densità rilevanti tra giugno e ottobre. An. labranchiae presenta
attività trofica crepuscolare e notturna, è spiccatamente antropofila, punge sia all’aperto che al chiuso (esofaga
ed endofaga) e riposa esclusivamente in ambienti riparati (endofila). Per quanto riguarda gli altri due potenziali
vettori indigeni, An. sacharovi, legata principalmente ad acque salmastre retrodunali non è stata più rinvenuta
dagli anni ’60, mentre An. superpictus è relegata a pochi, specifici focolai, in corsi d’acqua a carattere
torrentizio del sud Italia.

DEFINIZIONE DELLE AREE A RISCHIO E PREVENZIONE

Delle centinaia di casi di malaria notificati ogni anno in Italia, solo pochi (meno di due casi per anno nel periodo
2011-2014) vengono contratti localmente. Tuttavia il caso di malaria da P. vivax verificatosi nel 1997, in
un’area rurale in provincia di Grosseto, trasmesso da una An. labranchiae indigena, ha dimostrato quanto questo
potenziale vettore sia efficiente e in grado di infettarsi con plasmodi provenienti da aree endemiche. Il rischio di
reintroduzione della malaria in un’area viene valutato attraverso la determinazione del “potenziale
malariogenico” (PM) che risulta definito dai seguenti parametri:
− Recettività: considera la presenza, la densità e la biologia del vettore in una determinata area.
− Sensibilità: rappresenta la compatibilità, geneticamente determinata, del vettore verso il plasmodio, e quindi
la possibilità della zanzara di infettarsi e permettere lo sviluppo del plasmodio.
− Vulnerabilità: è data da serbatoi d’infezione (portatori di gametociti) circolanti sul territorio durante il
periodo di attività del vettore in condizioni climatiche favorevoli alla trasmissione della malaria.
A fronte dell’elevata recettività di alcune aree dell’Italia centro meridionale e insulare, queste presentano,
tuttavia, una vulnerabilità molto bassa. Inoltre, la sensibilità di An. labranchiae all’infezione con ceppi di P.
vivax, provenienti da aree endemiche, è stata accertata dal verificarsi di casi autoctoni, mentre appare meno
probabile quella con ceppi afrotropicali di P. falciparum. Pertanto, sebbene nel complesso il Potenziale
Malariogenico del territorio italiano risulti essere molto basso, non si può escludere la possibilità che si
verifichino casi sporadici di malaria autoctona in alcune zone rurali del Paese, come già accaduto nel 1997. È

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